SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Pero Nullo, le Caldine, la neve dell'Amiata, i ko di Russi e Todi. Per noi sopravvissuti alla serie D
Questa categoria così bastarda l'abbiamo lasciata nel 1996, profittando della dabbenaggine del Borgo, e nel 2014, pagando. Ci apprestiamo a mandarla giù per l'ottava volta in ventotto anni e abbiamo imparato due cose. Non va approcciata con la puzza sotto al naso perché sennò ci sbattiamo i denti. Non va considerata già vinta solo perché siamo l'Arezzo, altrimenti ciao. Ricordato questo, siamo già a buon punto
TweetSiamo sopravvissuti al gol di Bracciali a Tolentino. 5 settembre 1993, il primo gol dell'Arezzo in serie D che non portò nemmeno i due punti perché loro pareggiarono all'ultimo minuto.
Siamo andati oltre la sconfitta di Russi (12.027 abitanti nel ravennate) e le quattro partite di fila senza segnare un gol al Città di Castello tra il 1993 e il 1994.
Abbiamo metabolizzato il 3-0 con cui ci mise sotto l'Ellera e la “bambola” che ci dette la Pontevecchio di Cosmi sia all'andata che al ritorno, cui rubacchiammo due pareggini.
Non ci ha ammazzato prendere 6 pappine in casa da un Rieti già retrocesso (6 maggio 1995) né rimediarne 4 nel catino spartano di Todi (10 ottobre 2010).
Ci siamo ciucciati l'egemonia del Castel Rigone (406 residenti sopra al Trasimeno) e anche le prepotenze calcistiche del Casacastalda.
Siamo stati così polli da regalare giornate di gloria al Pierantonio e al Trestina, al Monteriggioni e alla Sansovino (a tavolino, per non farci mancare niente).
Il destino ci ha riservato l'amarezza di una goleada subìta a Piancastagnaio (4.064 abitanti nel senese) e di un 3-0 tondo tondo a Pontedera mentre ci festeggiavano in faccia la promozione coi capelli tinti di rosso.
Abbiamo sopportato sette partite di fila in casa senza vincere mai (tra settembre e dicembre 2012) e il tabù del Buitoni, dove ci aspettavano coi cartelli pro Perugia.
Ci siamo piegati a portare le bandiere a Montemurlo e Fiesole, a Colle Val d'Elsa e alla Gabelletta di Terni.
La storia ha voluto che diventassimo Atletico Arezzo e che bagnassimo il debutto con un 2-0 all'inglese a Sesto Fiorentino (per loro).
Abbiamo temuto le giocate di Pero Nullo e i falli laterali di Schettino, il piede morbido di Borozan e i gol di Cocilovo.
Ci facevano preoccupare il sintetico di Zagarolo, i fratelli Ceccagnoli, l'estro di Minincleri e bomber Tranchitella.
Abbiamo visto con i nostri occhi le linee del campo tutte storte a Piancastagnaio, un presidente fare il badarighe (e sventolare fuorigioco inesistenti) a Civitacastellana e un altro strappare i biglietti d'ingresso a Todi, perfino il bagagliaio di una Fiat Punto utilizzato come bar nel settore ospiti di Narni.
Gli annali raccontano del diluvio che ci accompagnò a Deruta e della neve che ci accolse sull'Amiata, della corsa ciclistica che bloccava l'accesso al campo delle Caldine e degli odori della sagra della porchetta che arrivavano fino alle tribune di Bastia.
Ci hanno fatto godere, incredibile ma vero, le trasferte di Senigallia e Osimo, di Greve in Chianti e Faenza.
E anche i ristoranti di Spoleto, Ostia Mare, Jesi e Riccione.
Questa categoria così bastarda l'abbiamo lasciata nel 1996, profittando della dabbenaggine del Borgo, e nel 2014, pagando.
Ci apprestiamo a mandarla giù per l'ottava volta in ventotto anni e abbiamo imparato due cose. Non va approcciata con la puzza sotto al naso perché sennò ci sbattiamo i denti. Non va considerata già vinta solo perché siamo l'Arezzo, altrimenti ciao. Ricordato questo, siamo già a buon punto.
scritto da: Andrea Avato, 09/09/2021
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