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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Samuele a Melbourne - Australia
NEWS

L'anno di Gustinetti. 66 punti, la cessione di Elvis e quel golletto che mancò per la gloria

La presenza del Gus all'antistadio ha riportato la memoria a 15 anni fa, al campionato di B chiuso con la vittoria amara di Piacenza che non bastò per centrare i play-off. Retroanalisi di una stagione piena di grandi emozioni, di giocatori consacrati e rilanciati, di vittorie pesanti e di un mercato invernale che tolse invece di aggiungere. ''Fosse rimasto quel gruppo saremmo andati in A'' ha detto l'allenatore. La riprova non c'è, un po' di rimpianto invece sì



La presenza di Gustinetti all'antistadio riporta la memoria indietro di quindici anni. Alla vittoria amara di Piacenza del 28 maggio 2006 (doppietta di Adeshina), al colpaccio beffardo del Modena in casa della già sazia Atalanta (1-0, rigore di Bucchi), alla crudele classifica finale del campionato che recitava così.

Atalanta 81 punti promossa in A. Catania 78 punti promosso in A. Poi Torino 76 punti, Mantova 69 punti, Modena 67 punti, Cesena e Arezzo 66 punti. Il Cesena, che aveva perso al Comunale 1-0 alla penultima giornata (gol di Fabiano) chiuse con 66 gol fatti e 54 subiti (differenza reti + 12). L'Arezzo chiuse con 45 gol fatti e 34 gol subiti (differenza reti +11) e rimase fuori dai playoff. 

Nonostante la seconda difesa del torneo (meglio fece solo il Toro), i 14 gol di Floro Flores, le vittorie contro il Mantova e l'Atalanta in casa e al Delle Alpi con i granata, quel campionato fu dolce amaro, anche se a mente fredda resta la soddisfazione per aver vissuto un'annata piena di belle emozioni.

Il Gus, ingaggiato dopo la salvezza con Marino in panchina, conquistò i favori della piazza (''con l'Elio si vola'' si leggeva in curva sud) ma la società fu sempre tiepida nei suoi confronti e in più circostanze si sfiorò la rottura. L'allenatore si salvò perché aveva la squadra dalla sua e perché i risultati arrivarono con continuità, anche se mancò il filotto decisivo. Quell'Arezzo conquistò solo una volta tre vittorie consecutive, quando a marzo piegò per 3-2 in casa il Verona e poi espugnò Catanzaro e Avellino. 

Il vero spartiacque fu il mercato di gennaio e la cessione al Torino di Abbruscato, capitano e uomo simbolo, per una cifra che si aggirava sui 4 milioni e mezzo di euro. L'Arezzo in un colpo solo andò a rinforzare una diretta concorrente (i granata poi conquistarono la A ai playoff, battendo il Mantova) e si privò del suo centravanti (10 gol fino a quel momento). Elvis, qualche anno dopo, confessò di aver capito l'errore solo a cose fatte. E ammise che, potendo tornare indietro, avrebbe atteso giugno prima di trasferirsi altrove. La storia, forse, sarebbe cambiata per tutti.

 

Il Gus non gradì quella partenza, anche perché Martinetti, l'uomo scelto per il dopo Abbruscato, aveva sì un talento purissimo ma veniva dalla C con il Novara e pagò lo scotto del salto di categoria, segnando solo 4 gol di lì a fine stagione. Probabilmente fu proprio in quella sessione di campagna acquisti e cessioni che venne meno quel golletto che poi avrebbe fatto la differenza in negativo.

Oltre a Martinetti, furono tesserati anche Galeoto e Melis, Vieri e Adeshina. A una rosa che aveva potenzialità enormi negli 11/13 giocatori titolari, mancò forse una serie di rimpiazzi in grado di garantire il cambio marcia nell'alta classifica, al cospetto di avversari molto attrezzati.

In ogni caso Gustinetti seppe amalgamare un gruppo di grandi qualità, lanciando, rilanciando e spremendo al massimo giocatori che avevano bisogno della consacrazione, di recuperare lo smalto perduto o semplicemente di confermarsi. Carrozzieri tornò in auge vicino a Conte (''con il rosso non si passa''), Antonini fece il salto di qualità, Raimondi idem, Floro andò in doppia cifra per la prima volta in carriera, Di Donato disputò una grande annata. Mancò all'appello Confalone, che era stato uno dei grandi colpi dell'estate ma che non bissò le prove di Cesena (anche se uno dei suoi 2 gol in amaranto lo segnò proprio al ''Manuzzi'') e anche Sinigaglia.

Più in generale, il 4-4-2 dinamico dell'Arezzo era un mix di energia e solidità. La squadra subiva poco, aveva esterni che spingevano a tutto gas e la coppia Abbruscato-Floro, finché non venne scoppiata, dava spettacolo. Si creò un grande feeling con il pubblico, che si tolse la soddisfazione di esultare con Carrozzieri dopo la capocciata di Bologna e con Antonini dopo il tiro a giro nel gelo di Torino. Oltre a tutto il resto che abbiamo già ricordato.

A fine anno, come sempre accaduto sotto la gestione di Piero Mancini, l'allenatore fu congedato. Il Gus andò a Crotone, dove non trovò grande fortuna. L'Arezzo si orientò su Antonio Conte, all'alba di una stagione destinata a chiudersi con una mazzata epocale. Ieri, a distanza di 15 anni, Gustinetti ha svelato il suo cruccio: ''Fosse stato confermato quel gruppo, saremmo andati in A''. La riprova non c'è, un po' di rimpianto invece sì.

 

scritto da: Andrea Avato, 30/10/2021





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