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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Andrea, Roberto e Davide in un pub di Dublino
NEWS

Due sconfitte che bruciano, ma non è ancora tempo di processi. E la gente l'ha capito

I circa 150 biglietti già piazzati per la trasferta di Città di Castello aprono il cuore e stimolano alcune riflessioni. La prima è che questa piazza ha portato 1.350 persone in trasferta fino ad oggi. E una piazza così non può permettersi rese o depressioni a nemmeno metà novembre, con 26 giornate ancora da disputare. Giusto analizzare crudamente cosa non è andato e non va, ma la squadra ha valori importanti. E l'obiettivo finale non è compromesso



I circa 150 biglietti già piazzati per la trasferta di Città di Castello aprono il cuore e stimolano alcune riflessioni. La prima è che questa piazza ha portato 1.350 persone in trasferta fino ad oggi. 1.350. Se non si è capito, si riscrive di nuovo: 1.350. Ci sono società di D e anche di C che 1.350 persone le vedono in sei mesi o addirittura in una stagione intera. L'Arezzo se l'è trovate sugli spalti in quattro partite esterne. E dopo domenica saranno anche di più. Una piazza così non può permettersi rese o depressioni a nemmeno metà novembre, con 26 giornate ancora da disputare.

La seconda riflessione è che l'alleanza squadra-pubblico è stata una risorsa preziosa e, andando avanti, lo sarà ancora di più. Con la società ritirata nelle proprie stanze, giocatori e allenatore appaiono soli in campo aperto. L'unica protezione efficace, nonostante le incazzature e la delusione, può arrivare dalla gente. E la gente lo sa, tant'è che a Castello ce ne sarà tanta. Pronta ad applaudire o anche ad alzare i toni della protesta, è vero, ma ci sarà.

La terza riflessione riguarda il momento contingente. La squadra ha perso male a Gavorrano e perso peggio a San Giovanni. E' dall'estate che tutti sbandierano una consapevolezza: contro l'Arezzo giocheranno tutti la partita della vita. E l'Arezzo, per mettere a frutto le superiori qualità tecniche, dovrà pareggiare la foga degli avversari. Invece, al di là degli episodi, l'unico accorgimento agonistico, diciamo così, è stato sparare palla lassù su quei disgraziati degli attaccanti, mandati in guerra a farsi martoriare.

E' stato giusto sottolinearlo, mettere in discussione approccio, modulo e scelte tecniche, ma non è questo il tempo dei processi. Non ancora. Questo è il tempo del sangue freddo, delle analisi crude ma oneste, per salvaguardare l'obiettivo finale che è la promozione, lasciando da parte risentimenti, ripicche e faide del passato.

 

E non si capisce perché bisognerebbe pensare che è già andato tutto a puttane, visto che in questo organico ci sono sette giocatori che la serie D l'hanno vinta: Biondi a Rieti, Strambelli ad Andria, Foggia a Messina, Panatti alla Pergolettese, Aliperta alla Turris e al Messina (negli ultimi due anni, non vent'anni fa), Lomasto alla Sicula Leonzio, al Bitonto e al Messina.

La rosa in estate è stata rivoluzionata per ovvi motivi. E con ventiquattro giocatori messi dentro ci sta che qualche acquisto non sia azzeccato, qualcuno non renda, qualcuno si perda per strada. Al mercato di dicembre è scontato supporre che si faranno i correttivi che servono. Il tesseramento in dirittura d'arrivo di Cascione, un 2000 reduce da una stagione da titolare a Messina, lo conferma.

E a proposito di giovani. In otto giornate di campionato, con 32 under affrontati in campo (ma sono di più), se ne sono visti due o tre che (forse) potrebbero giocare ad Arezzo, perché gli under in serie D sono così da sempre.

L'Arezzo è forte. Con alcuni difetti ma forte. Con qualche meccanismo da oliare ma forte. Con uno stress test alle porte ma forte. Con impreviste difficoltà di gestione mentale ma forte. Non è una squadra di raccattati che insegue un traguardo fuori dalla sua portata. Due sconfitte come quelle di cui sopra fanno male e alimentano dubbi e perplessità. E' normale, è giusto. Però sarebbe masochista darsi la zappa sui piedi. E la tifoseria, che domenica alle 16.30 bestemmiava, lanciava epiteti, anatemi e parolacce, l'ha capito. Fiducia e positività, le partite si vincono ANCHE con i piedi.

 

scritto da: Andrea Avato, 11/11/2021





Salvate il soldato Ciro!

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