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11 luglio 1982, l'urlo più bello del mondo che ha cambiato tutto. A parte i sentimenti

Sono trascorsi trent'anni dalla finale di Madrid in cui l'Italia superò la Germania per 3-1 e si laureò campione. L'esultanza di Tardelli dopo il il gol del 2-0 resta ancora oggi il simbolo di un'impresa leggendaria che ha cambiato la storia calcistica e non solo di tutti gli sportivi. Ed è bello, dopo così tanto tempo, riscoprire le stesse emozioni di allora rivivendo quei novanta minuti entusiasmanti



l'urlo di Tardelli, inseguito da Gentile, dopo il gol in finaleCi sono ricordi che non sbiadiscono, serate che non tramontano. E partite che non finiscono di essere giocate. Ci sono anche immagini che rimangono stampate nella mente e date che ogni anno, ogni volta che tornano, riaccendono la luce. 11 luglio, la finale di Madrid. Sono passati trent'anni, ma non sembra. La vita intorno è cambiata, sono diversi gli amici e di sicuro anche i nemici, se mai qualcuno ne abbia. Sogni, desideri, aspirazioni, ambizioni: tutti frullati dentro il trascorrere dei giorni. Oggi sono una melassa con altro colore, altro sapore, altro odore rispetto all'anno di gloria 1982. Solo una cosa è uguale: la vittoria dell'Italia sulla Germania. Né ingiallita come carta vecchia né logorata come un maglione usato. Sempre nitida e splendente come allora.
Le sensazioni belle del passato tornano a galla e inteneriscono. Struggono. Perché riportano a ieri, all'altro ieri, a quando eravamo più giovani, più belli, più forti. O, come nel mio caso, semplicemente dei bambini con gli occhi spalancati sul mondo. Adesso abbiamo tutti meno futuro davanti e più passato alle spalle. E non è solo una fredda contabilità dei giorni, è anche una disillusa constatazione su come si è evoluta la realtà. Ma la voglia di vivere, di vincere le proprie sfide ognuno la trova dentro di sé. Come quell'Italia lì, considerata un'accozzaglia di mezze calzette e diventata un mito. Una leggenda.
La finale la vidi sul televisore di casa mia. Avevo nemmeno 10 anni, il calcio era già una malattia da quando, nell'80, mi ero innamorato degli azzurri al Mundialito in Argentina. Ma per colpa del fuso orario, la diretta cominciava troppo tardi. E a me consentivano di stare alzato solo per il primo tempo. Poi a letto. Un supplizio. I Mondiali di Spagna invece me li gustai tutti interi, dall'inizio alla fine. Sapevo tutto, ancora mi ricordo Arzu, il portiere dell'Honduras, El Salvador che ne prese 10 dall'Ungheria e la formazione del Brasile dei fenomeni (a parte il portiere e il centravanti): Valdir Peres, Leandro, Oscar, Luisinho, Falcao, Junior, Cerezo, Socrates, Serginho, Zico, Eder. A fine estate mi regalarono “Azzurro mundial”, un libro fotografico che conservo ancora come una reliquia e che, ogni volta che lo tiro giù dallo scaffale, mi allarga il cuore. Stupendo.

 

l'undici azzurro schierato a Madrid contro la GermaniaItalia-Germania, dicevo. Casa mia senza ospiti, perché da me ha sempre funzionato così. Mio padre non voleva troppi ammucchiamenti e mi ha lasciato in eredità quest'abitudine. Anch'io, se posso, le partite che contano me le guardo da solo, al massimo con due o tre amici fidati. Non di più. Poi ci sono circostanze in cui devo piegarmi alla ragion di stato, come ai Mondiali del 2006. Vennero in dieci nel mio salotto, battemmo 1-0 l'Australia. E fu un'escalation fino alla fine: Ucraina, Germania, Francia. Con trenta persone dentro un appartamento di via Cimabue. Qualcuno forse nemmeno lo conoscevo...

Ma la finalissima dell'82 fu diversa. Forse perché non ne avevo mai vista una, o perché non vincevamo il titolo da un'eternità. O forse solo perché furono novanta minuti bellissimi, sofferti, entusiasmanti. Con una formazione che a riguardarla dopo anni, schierata al Bernabeu, mi sono sempre domandato con quale modulo giocasse. Eravamo pieni di difensori: Gentile, Bergomi, Cabrini, Collovati, Scirea. I baffi di Bergomi neomaggiorenne, i 40 anni di Zoff, i capelli lunghi di Cabrini, i movimenti di Bruno Conti mi sembravano quasi cartoni animati. Come la benda all'occhio di capitan Harlock. O il ciuffo di Actarus.

Quando Gentile strappò la maglia di Zico, rimasi a bocca aperta dieci minuti. Quando Antognoni si infortunò con la Polonia, stetti male per lui che non poté giocare la finale. Poi, quando Tardelli segnò alla Germania, baciai il televisore “perché solo tu li sai fare questi gol”. Era il mio idolo. Tutto nacque da Bergomi e Scirea, che chissà cosa ci facevano a scambiarsi palla nell'area tedesca. Tardelli la mise all'angolo e dopo... beh, dopo tirò fuori quell'urlo. L'esultanza più bella del mondo, più bella di sempre. Mi emozionò a tal punto che decisi su due piedi: basta corsi di tennis, da settembre sarei andato a giocare a calcio. Per davvero, non solo nel campino sotto casa. E così fu.
Mi dispiacque soltanto che i miei non mi portarono in centro a fare festa. Era tardi, ero piccolo. Ma vidi la tivù fino a mezzanotte. E mi è dispiaciuto non aver chiesto a Tardelli, quando venne ad allenare l'Arezzo, un autografo sulla foto di lui sfigurato dall'adrenalina dopo il 2-0.
Trent'anni dopo il film di quella partita si riguarda con gli occhi dell'uomo e non del bambino. Si rivive con la scorza del tempo che è passato e senza l'ingenuità di chi il tempo non sapeva bene cosa fosse. Ma Tardelli a pugni chiusi, che scuote la testa e libera l'anima, è uno scrollone al cuore esattamente come tre decenni fa, quando per la prima volta misi piede dentro lo stadio di Arezzo.
11 luglio 1982. Da quel giorno è cambiato tutto. A parte i sentimenti.

 

scritto da: Andrea Avato, 11/07/2012





11 luglio 1982, Italia-Germania Ovest 3-1

COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: Paul, il 11/07/2012 alle 11:35

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Che spettacolo...

Commento 2 - Inviato da: baicol, il 11/07/2012 alle 15:21

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La partita che più mi resterà nella mente e nel cuore è quella con il Brasile, erano una squadra imbattibile, con giocatori troppo forti, quella fu la vera impresa di quell'Italia, una volta battuti loro poteva venire chi gli pare avrebbe preso solo ed esclusivamente sberle.

 

Commento 3 - Inviato da: Sava, il 11/07/2012 alle 15:23

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il collegamento con Youtube è durato quanto il bercio di un gatto...

Commento 4 - Inviato da: Arretium Amaranthus, il 12/07/2012 alle 08:45

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Il mondiale più bello della storia,parteciparono Italia,Germania,Francia,Brasile e Argentina piene zeppe di giocatori leggendari.Io ero solo un bambino ma non dimenticherò mai la semifinale tra Germania e Francia.

Commento 5 - Inviato da: el lagarto, il 12/07/2012 alle 21:54

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Le partite più belle della storia del calcio mondiale ed europeo le ha disputate l'Italia , sopratutto contro la Germania, poi con il Brasile , la Francia, l'argentina, nel mondiale vinto poi da loro. Ma la più bella in assoluto, che rimarrà indelebile nella mente di tutti i tifosi del mondo,  rimane quella contro la Germania vinta 4-3