SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
La crisi del jet set, il salary cap, Raso decisivo, ad Arezzo segnano tutti, il mercato extra large
Se perfino in serie A i presidenti sono costretti a vendere prima di acquistare, senza riuscire a blindare i calciatori più importanti, figurarsi se stride il tetto agli ingaggi messo da Severini, che da quando è arrivato ha già tirato fuori un milione di euro. L'addio del miglior cannoniere amaranto rientra nella logica delle cose, anche se rimpiazzarlo sarà difficile ma non impossibile. Perché da noi i centravanti hanno sempre fatto il boom. E poi per trovare i rinforzi giusti c'è tempo fino a fine agosto
TweetUno apre il giornale e legge di Moratti che ridimensiona dopo anni di spese folli, di Galliani che cede i pezzi pregiati a peso d'oro, di De Laurentiis che vende Lavezzi e punta su Insigne, degli americani di Roma che per prendere Destro devono prima piazzare Borini e di Agnelli che dopo aver comprato a destra e a manca adesso è obbligato a fare cassa con i movimenti in uscita. La crisi è ovunque, anche nel jet set del calcio. E se alle spalle non hai uno sceicco o un emiro con i petroldollari, è dura fare gli splendidi. In un contesto del genere, figurarsi se stride il salary cap di Severini, che tra l'altro da quando è arrivato ad Arezzo avrà cacciato fuori, così a spanne, una milionata di euro. Senza ovviamente le pezze d'appoggio del merchandising, dei diritti tivù e delle code al botteghino per comprare i biglietti, dalle nostre parti assenti come la neve a ferragosto. E senza contare nemmeno l'investimento sul settore giovanile, che se proprio vogliamo dirla tutta, considerando le caratteristiche della piazza, è stato per certi versi fuori mercato. Ora, visto che, a quanto si capisce, il tetto agli ingaggi per la prossima stagione è all'incirca di 3mila euro mensili (più i vari bonus a obiettivo), alzi la mano chi pensa che questa cifra sia penalizzante per una società ambiziosa come l'Arezzo. Parliamo sempre di serie D, campionato bastardo che va vinto senza mandare all'aria i conti. Perché poi si torna a due estati fa e stavolta sarebbe la morte definitiva del calcio aretino.
Fatta la doverosa premessa, è scontato aggiungere che i quattrini contano, a meno che qualcuno non creda che Tranchitella, per dirne uno, giochi da tre anni a Castel Rigone perché innamorato del borgo in cima al Trasimeno. Ma lì poi i problemi sono altri: Cucinelli strapaga, strapaga e non vince mai. Per la serie: i soldi da soli, nel calcio come nella vita, non danno la felicità.
L'Arezzo, sotto quest'aspetto, è messo meglio. Ha una storia, ha un pubblico comunque di livello, ha grandi progetti e possibilità di vincere. Quest'anno ha pure uno come Balbo, con annessi e connessi. Può consentirsi di pagare un po' meno e puntare su altre cose. Graziani, a suo tempo, il Cnd lo vinse così: niente spese assurde, gente motivata, di categoria e fu promozione.
Venendo al dunque. Se Raso avesse accettato l'offerta di Martucci, sarebbe stato meglio per tutti. Per la società che non si sarebbe trovata nell'esigenza di trovare un sostituto, per Balbo che lo considerava e lo considera uno all'altezza, per la piazza e forse pure per lui, che a 30 anni avrebbe potuto consacrarsi definitivamente. Non è accaduto e amen, le strade possono separarsi. Fa parte del gioco e non è nemmeno intelligente schierarsi o di qua o di là: se Raso pensa che altrove lo paghino di più, e che questo appiani la differenza che Arezzo poteva offrire a livello di ambiente e di qualità della vita, è giusto che abbia scelto così. Sarà il tempo a stabilire se ha fatto bene o no e da fuori si giudica anche male: magari Raso andrà a giocare in prima categoria, da un presidente col portafogli gonfio, e sarà l'uomo più felice del mondo. Cosa che gli auguriamo senza incertezze. Certo, l'appagamento personale e professionale che poteva trovare in amaranto, valeva forse un approccio diverso alla questione. Ma i conti in tasca agli altri non è elegante farli nemmeno se si parla di calcio, cioè la più importante delle situazioni non importanti.
Di sicuro l'Arezzo perde un giocatore determinante. Se l'addio di Cissé era scritto dal primo giorno per colpa di regolamenti e normative scriteriati (ma è andato a fare l'Europa League, i rimpianti sono solo per non averci guadagnato nulla), quello di Raso è stato più inatteso. In un anno e mezzo ha segnato 25 gol, alla media di oltre un gol ogni due partite, 12 dei quali sullo 0-0. In altre parole, la metà delle segnature di Raso è servita a sbloccare il punteggio. Scusate del poco. Aggiungendo che ogni volta che si presentava sul dischetto, era gol praticamente sicuro: 7 penalty calciati, 6 trasformati. Numeri che, con le debite proporzioni, ricordano quelli di Chianese. Poi è vero che, specie nell'ultima stagione, qualche prestazione è venuta meno. Ma siccome si parla di uno pagato per buttarla dentro, tanto di cappello.
Martucci dovrà rimpiazzarlo con uno forte, compito non facile ma nemmeno impossibile. Anche perché molti dimenticano un dato che invece è da tenere in grande considerazione. Ad Arezzo, storicamente, i centravanti fanno il boom. Solo per parlare del post fallimento del '93, si possono snocciolare i nomi di Battistini, Scichilone, Pilleddu, Bazzani, Benfari, Frick, Abbruscato, Spinesi, Floro Flores, Martinetti, Chianese, Maniero, Sanguinetti, Raso, Martinez e Cissé. Tutta gente andata in doppia cifra in B, C e D. Non sarà un caso. Ciò non significa che basta portare un carneade qualsiasi e siamo a posto, ma che un giocatore di livello avrà molte possibilità di fare bene, che sia Zuppardo, Miani, Majella o uno straniero scovato in Australia. Con Balbo, oltretutto, a occhio e croce le prestazioni degli avanti dovrebbero lievitare naturalmente.
Sarebbe sciocco, quindi, mettere in discussione la condivisibile politica societaria dei premi a rendimento solo perché è andato via Raso e perché anche Bucchi (speriamo di no) potrebbe seguirlo. Il mercato è extra large e chiuderà a fine agosto, di tempo ce n'è a iosa per correggere, rinforzare e aggiustare. Che poi i ragazzi che saranno aggregati in prova al ritiro, oltre a Eramo, Gentili e Finocchiaro chi li ha visti giocare? Magari sono grandi colpi e ancora nessuno lo sa.
scritto da: Andrea Avato, 12/07/2012
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