SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Pro Livorno, parla Stringara: ''E' la partita più dura, ma noi dobbiamo risollevarci''
L'allenatore racconta il periodo buio della sua squadra: ''Purtroppo per adesso non sono e non siamo riusciti a svoltare, ma sono sicuro che ci salveremo. L'Arezzo è forte ed è stato costruito per provare a vincere, non per vincere. C'è differenza. Parlai con il presidente Mancini e fui ad un passo dall'allenare gli amaranto. L'errore più grande in carriera? Cercare sempre una grande piazza''
TweetL'esperienza di Paolo Stringara (22 settembre 1962) proverà a guidare la Pro Livorno verso una sfida sulla carta proibitiva, quella contro l'Arezzo di Andrea Sussi, allo stadio Comunale. Subentrato a Matteo Niccolai lo scorso 14 novembre, l'allenatore di Orbetello non è riuscito a cambiare marcia: 2 sconfitte in altrettante partite contro Foligno (4-0) e San Donato (1-5), peggior difesa del campionato e una differenza reti che recita -19. Ma occhio a non sottovalutare troppo un avversario voglioso di ripartire e allenato da chi, il calcio, lo ha sempre masticato. Stringara è stato centrocampista di Inter, Bologna e Siena, collezionando complessivamente 82 presenze e una rete in serie A, e oltre 300 presenze tra B e C. Da allenatore ha guidato il Livorno in C1 sfiorando la promozione in serie B alla fine degli anni '90. Anche Modena, Viterbese, L'Aquila, Foggia e Grosseto nel suo curriculum. Il momento non è dei migliori nemmeno dalle parti di viale Gramsci, la partita potrebbe rilanciare o affossare una delle due squadre.
Mister le cose non stanno andando bene per voi. Siete ancora a caccia dei primi punti sotto la sua gestione e avete la peggior difesa del campionato. Come si esce da questa situazione e che rimedio ha in mente?
''Quando si allena e si parla di calcio preferisco sempre distinguere il risultato dalla prestazione. E' chiaro che se si guarda il risultato, si vede 4-0 a Foligno e 1-5 con il San Donato. Io vedo le prestazioni, che sono state buone e in netto miglioramento rispetto, per esempio, a quella contro la Sangiovannese, cui ho assistito da fuori. Abbiamo preso tanti gol, è vero, ma per nostre ingenuità soprattutto. Il San Donato ha il miglior attacco della serie D e abbiamo concesso loro solo alcune palle inattive, poi ci abbiamo messo tanto del nostro. Stessa storia a Foligno. Per rimediare servono lavoro e calma. Vedo la voglia di migliorarsi e per adesso non posso chiedere di più ai ragazzi''.
E' arrivato da poco più di due settimane. Sapeva di andare incontro ad una sfida così complessa?
''Le sfide come queste mi eccitano, vivo di situazioni così. Ovvio che mi aspettassi le difficoltà, ma vedo i mezzi e le qualità per uscire dal momento delicato. Quando è arrivata la chiamata della Pro Livorno è stato un onore rispondere presente. Ho allenato in serie B e in C, ma l'emozione è sempre la stessa; sono fatto così, ci tengo a dare sempre il 100%. Detto questo, voglio precisare che siamo noi in primis a dover dare la scossa, possiamo migliorare ancora perché se evitiamo di regalare gol agli avversari ci leviamo molti grattacapi. Da un lato lo vedo come un fatto positivo: lavorare sulla tattica e su come stare in campo richiede tempo ma non è impossibile. Lavorare sulla testa e sulla concentrazione dei ragazzi invece, potrebbe richiedere più sacrifici''.
Crede di poter salvare la squadra?
''Non è che credo, sono assolutamente convinto di poterlo fare''.
Si aspetta qualcosa dal mercato?
''Tutte le società hanno il diritto e il dovere di migliorarsi, cambiando se serve. Poi che cambi l'allenatore, i giocatori o il magazziniere non sta a me dirlo. Le squadre solitamente si costruiscono a giugno, anche se è lecito aspettarsi qualche movimento''.
Domenica si affrontano due squadre con obbiettivi diversi ma con la stessa voglia di riscatto, e che hanno cambiato in panchina. Che Arezzo si aspetta di incontrare?
''Io dico che il calcio è bello quanto particolare. Ho quasi 60 anni e di situazioni strane in carriera ne ho vissute parecchie: preparavo le partite convinto di andare ad affrontare una squadra in crisi, e poi mi ritrovavo a dovermi leccare le ferite; al contrario invece, ho visto squadre sulla carta superiori a noi che hanno sbattuto la faccia quando ci hanno incontrato. L'Arezzo è fortissimo, ma in questo sport non esistono formule definite. Quando c'era Piero Mancini come presidente fui davvero ad un passo dal diventare allenatore dell'Arezzo, ma per diversi motivi non se ne fece nulla. Ho sempre voluto allenare in grandi piazze, forse avrei dovuto capire che l'avere a che fare con persone vere e sincere sta alla base di tutto. Domenica chiedo impegno alla mia squadra e spero che ne venga fuori una grande partita''.
Come giudica, fin qui, la stagione dell'Arezzo? Si aspettava queste difficoltà?
''Mi interessa poco degli altri, preferisco guardare in casa mia. Qualche partita l'ho vista, delle volte gli episodi ti puniscono più di quanto effettivamente meriti, e poi ci sono partite in cui ti va tutto bene e altre invece no. L'unica cosa che posso dire sull'Arezzo è che la squadra è stata costruita per provare a vincere, non per vincere: c'è differenza. L'obbligo di vincere per me non esiste perché non è mai facile, e questo campionato lo dimostra''.
Vi conoscete con mister Sussi?
''Non ci conosciamo, anche se so benissimo chi è. Lo scorso anno mio figlio giocava nella Primavera del Livorno, Sussi allenava quella dell'Arezzo e dunque le loro partite le ho viste. E' un allenatore che fa giocare bene le sue squadre, ha vinto il titolo di campione d'Italia Primavera 3 e ha giocato pure in serie A. Non stiamo parlando di uno sprovveduto''.
Una domanda sulla sua carriera: cosa si prova ad aver giocato e vinto una Coppa Uefa nell'Inter di Giovanni Trapattoni?
''Sai, sinceramente sono grandi emozioni che riesci davvero a mettere a fuoco soltanto dopo averle vissute. All'epoca era quasi normalità, giocare al Meazza, in un top club... tanti bellissimi momenti che se mi fermo a pensarci ancora mi viene la pelle d'oca. Qualche anno fa tornai a San Siro e pensai: ma veramente sono stato un anno e mezzo qua? Fatico ancora a crederci. Trapattoni era un signore, da lui ho appreso tanto. A quasi 60 anni, posso dire di avere ancora l'agonismo alle stelle, così come la voglia di vivere a mille all'ora. Me ne andai di casa a 16 anni per via del calcio, giovanili dell'Inter, e non sono più tornato. Quando mi fermerò, vorrà dire che sarà giunto il momento di dire basta''.
scritto da: Leonardo Palazzini, 04/12/2021
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