SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Senza logica, senza coerenza ed ecco i risultati. L'Arezzo deve convivere con la precarietà
Il ribaltone in panchina è solo l'ultima di scelte infelici che non hanno portato i frutti sperati. E' tutto aleatorio, provvisorio e ormai non è più questione di Mariotti e Sussi, di De Vito e Tromboni. Non è più nemmeno questione di Aliperta e Pizzutelli, Strambelli e Calderini. Tutti, prima o dopo, vengono risucchiati nella mediocrità. Gramaccia aveva fatto gol all'Arezzo nel 2010 con il Todi e ha rifatto gol ieri con il Trestina: sono passati dodici anni e siamo sempre lì. Qualcosa vorrà dire
TweetDue mesi e a casa. Dopo il moscio secondo tempo di ieri, Andrea Sussi ci ha rimesso la panchina, nonostante impegno, aretinità e qualche prestazione l'avessero tutelato per un po' dalle brutte sorprese. Per un esordiente come lui, in una situazione spinosa come quella dell'Arezzo, era improbabile che funzionasse. Infatti non ha funzionato.
I numeri non lo premiano: ha preso la squadra a -5 dalla vetta, la lascia a -12, con una media punti inferiore a quella di Mariotti che da oggi torna in panchina. Ma non è questione di allenatori, che pure contano. Il fatto è che non esiste logica.
L'Arezzo va dove tira il vento, in estate sceglie Mariotti perché conosce la D e poi lo cambia con Sussi che la D non l'ha mai fatta. Sceglie Sussi perché è bravo anche se inesperto e lo esonera perché commette errori d'inesperienza. Conferma Muzzi e De Vito dopo la retrocessione perché hanno il pelo sullo stomaco e poi demanda tutto a Tromboni che ha 30 anni. Oltre a infilarlo nel tritacarne, lo presenta pure come un predestinato (cit), giusto per dargli una mano e spingerlo un po' di più verso il fuoco.
E' tutto aleatorio, provvisorio, precario e ormai non è più questione di Mariotti e Sussi, di De Vito e Tromboni. Non è più nemmeno questione di Aliperta e Pizzutelli, Strambelli e Calderini. Tutti, prima o dopo, vengono risucchiati nella mediocrità e devono dibattersi nel pantano dei risultati che non arrivano.
La rosa è piena di giocatori forti che ogni domenica diventano meno forti, mentre di fronte, che ci siano Tascini o Lucatti, Marzierli o Morlandi, il 9 avversario sembra sempre un'ira di Dio. Questo succede quando non c'è una struttura all'altezza. L'Arezzo spende tanto, spende troppo e spende male, senza una linea, un programma, una coerenza. Non ha certezze e non è in grado di costruirsele.
I soldi a cascata messi sul piatto, il bilancio salvato due estati fa, l'hotel comprato a Rigutino, la fideiussione presentata per le concessioni comunali dello stadio e del centro sportivo, lo store aperto in centro, più che medaglie sul petto sembrano i flash di una gestione schizofrenica, di cui la piazza non si fida più e che non è più sostenibile dal punto di vista economico, salvo iniezioni di liquidità che la proprietà ha promesso poche settimane addietro.
Poi va anche aggiunto che dal 1993 a oggi l'Arezzo sta disputando l'ottavo campionato di serie D, categoria in cui è sembrato quasi sempre la farfalla dentro al bicchiere, e che Gramaccia ci faceva gol nel 2010 con il Todi e ha concesso il bis con il Trestina. Sono passati dodici anni e siamo sempre lì. Qualcosa vorrà dire.
Per concludere. In campo vanno i giocatori, è vero. Ma a fare la differenza è sempre la società. Miro Scatizzi diceva che a calcio si gioca ANCHE con i piedi. E aveva assolutamente ragione.
scritto da: Andrea Avato, 30/01/2022
Tweet