SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Nofri, che tempi quelli... L'Arezzo ritrova il capitano (coraggioso) dell'unica vittoria in serie D
Simbolo della squadra che salì tra i professionisti nel 1996, tornò in amaranto da allenatore nella seconda parte della stagione 2012/13. Adesso guida la Flaminia, prossima avversaria nel recupero. ''Questo campionato l'ho vinto da calciatore e sulla panchina della Viterbese: servono giocatori di categoria, qualche elemento forte e l'alchimia giusta. Domani per noi sarà dura, anche se l'Arezzo mi aspettavo di trovarlo più in alto. Resta la piazza più importante per la mia carriera''
TweetL'unica volta che l'Arezzo ha vinto la serie D, l'uomo simbolo era lui, Federico Nofri, capitano coraggioso nel coro dei tifosi di metà anni '90. In amaranto segnò due gol a Senigallia e Città di Castello, entrambi decisivi per vincere, seguiti da esultanze incontenibili con il popolo di là dalla rete.
Allora come oggi, in trasferta andavano centinaia di tifosi aretini. Quelli di adesso, però, sono decisamente più esasperati e stanchi. Nel '96, quando Nofri e i suoi compagni staccarono il pass per la C2, nessuno avrebbe immaginato, un domani, di precipitare di nuovo tra i dilettanti. Invece la storia ha inferto questa condanna all'Arezzo altre due volte, l'ultima delle quali è fresca fresca.
Comunque Nofri, 52 anni a maggio, adesso fa l'allenatore e guida la Flaminia, l'avversaria di domani nel recupero. Sei i suoi precedenti contro l'Arezzo da allenatore, con un bilancio di tre vittorie, due pareggi e una sconfitta.
L'Arezzo è fuori dai giochi per il primo posto. Per voi sarà più facile affrontarlo.
Non credo. Sono nel calcio da troppo tempo per cadere nel tranello. L'Arezzo se è in giornata vince con tutti.
Ma in giornata non c'è troppo spesso.
Questo non lo so. Però il cambio di allenatore porta quasi sempre benefici. E comunque ci sono tanti giocatori di qualità. Noi, se non facciamo una partita importante come attenzione, ritmo, posizioni, troveremo tante difficoltà.
Voi state bene. L'ultima vittoria è di quelle che danno morale.
E' arrivata al 95' e ci è andata di lusso. Il primo tempo doveva finire 3-0 per noi, il secondo non l'abbiamo giocato e stavamo sotto 2-1 fino al recupero. Poi due gol ci hanno premiato.
Ha segnato Sciamanna all'ultimo secondo, come il 21 aprile 2013. La Flaminia vinse 3-2 anche quella volta, proprio contro l'Arezzo. E tu allenavi l'Arezzo.
Ancora me lo ricordo quel gol. Ne abbiamo parlato tante volte con Sciamanna, che ha la sua età ma continua a buttarla dentro.
Ad Arezzo, in panchina, sei rimasto solo sei mesi. E' un rimpianto per te?
Un po' sì, perché arrivai in una situazione di difficoltà. L'obiettivo era la salvezza e la centrammo con sei vittorie, quattro pareggi e solo tre sconfitte. Facemmo un bel lavoro con lo staff e la squadra.
Poi?
Poi, purtroppo, con la proprietà non ci trovammo d'accordo.
C'era Ferretti in quel periodo.
Sì. L'idea era di costruire un organico forte ma io in paradiso a dispetto dei santi non potevo restare. Troppi paletti. E la chiudemmo lì.
Com'è questa Flaminia?
Una squadra in crescita. Io sono subentrato alla quinta giornata, finora con la mia gestione abbiamo raccolto 23 punti. Giochiamo 442, abbiamo qualche giovane di prospettiva, ci manca ancora un'identità precisa nell'undici titolare ma la stiamo costruendo.
Oltre a Sciamanna ci sono Pauz e Sirbu che sono molto bravi.
Pauz è un 2003, Sirbu è più esperto. Però senza collettivo si combina poco. E' quello che fa la differenza.
Hai allenato ad Arezzo, hai vinto la D a Viterbo, hai già toccato la Lega Pro. Perché sei ancora tra i dilettanti?
Ogni esperienza va valutata in relazione al momento contingente. Il nostro è un ambiente particolare e per quanto mi riguarda, l'organizzazione conta più del nome. La Flaminia è una società seria, si può lavorare come piace a me. Poi è chiaro che la mia ambizione è tornare fra i professionisti.
Quale malattia ha l'Arezzo secondo te?
Non sta a me giudicare. L'Arezzo l'ho visto diverse volte dal vivo, anche sabato contro il Trestina. Ma non mi permetto di mettere bocca. Certo un po' tutti, io compreso, ci aspettavamo di vederlo più in alto in classifica. Il fatto è che ogni stagione fa storia a sé.
Sembra un alibi.
No, no, è la verità. Quando devi vincere per forza, o si crea subito l'alchimia giusta o ti perdi. Io l'ho sperimentato a Viterbo. Se alla prima difficoltà non trovi la chiave per reagire, addio. L'Arezzo probabilmente sta pagando questo.
Tecnicamente, che squadra ti sembra?
I due davanti sono quelli che colpiscono di più. Sia Calderini che Strambelli sono da altre platee, c'è poco da dire. Ma anche Foggia è un buon centravanti. E personalmente apprezzo Marchi per l'interpretazione del ruolo.
Tu la serie D l'hai vinta da calciatore e da allenatore. Spiega come si fa che qua è un mistero.
Si vince con giocatori di categoria e con qualche elemento di caratura superiore. Serve l'atmosfera giusta nello spogliatoio, quella competizione sana che ti porta a dare sempre un po' di più. Il singolo è decisivo dentro la partita, il contesto di squadra è decisivo nel campionato. Questo è quello che penso io.
Sembra semplice.
Se una squadra può vincere lo capisci da una cosa: nei momenti di sofferenza, durante i novanta minuti, subisce ma dà comunque l'impressione di assorbire. Allora significa che può arrivare lontano.
L'Arezzo 95/96 era un po' così.
Venivamo tutti dal basso, avevamo fame e qualità. E Cosmi fu bravissimo a creare senso d'appartenenza. Avremmo vinto anche senza la penalizzazione del Sansepolcro: non c'è la riprova ma l'ho sempre pensato.
Graziani era un presidente importante anche per le questioni di campo.
Vero. Anche se dopo due stagioni bellissime non mi volle rinnovare il contratto. Andai a Montevarchi in C1 ma lui e Sili secondo me si erano già messi d'accordo. Ogni volta che li vedo glielo rinfaccio sempre.
Cosa ti è rimasto di Arezzo?
Sono passati 25 anni e ho sempre un ricordo splendido. Spero ce l'abbiano anche i tifosi di quella generazione. Per me fu l'esperienza più importante della carriera, tant'è che dopo ho fatto il professionista per dieci stagioni. Poi mia mamma è nata lì, Arezzo ce l'ho nel destino.
scritto da: Andrea Avato, 01/02/2022
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