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Scritte sulle cancellate del ''Curi'' contro il Perugia. Daspo annullato per sette tifosi amaranto

La sentenza del Tar ha dato ragione ai sostenitori aretini, diffidati per 15 mesi e difesi dall'avvocato Ciabattini. Erano stati identificati tramite telecamere di videosorveglianza stradale e geolocalizzazione mediante celle telefoniche, elementi che secondo i giudici non sono sufficienti per giustificare, anche in termini indiziari, l’attribuzione dei fatti contestati



Il 5 ottobre 2020 l'Arezzo giocò al Comunale il derby con il Perugia e perse 1-0 (gol di Kouan nella ripresa). Qualche giorno prima, tra il 22 e 23 settembre, allo stadio ''Renato Curi'' erano comparse alcune scritte offensive, vergate con una bomboletta spray di colore nero, nei confronti dei tifosi umbri (perugino figlio di troia, anti Grifo crew, perugino montevarchino).

La firma (10 settembre 1923) riconduceva a una matrice aretina e aveva spinto la Digos di Arezzo a sporgere denuncia, con conseguente daspo di 15 mesi per sette sostenitori amaranto, individuati tramite telecamere di videosorveglianza stradale e geolocalizzazione mediante celle telefoniche.

La motivazione delle diffide stava nel fatto che le scritte vergate sui muri e sulle cancellate dello stadio perugino non erano passate inosservate, tanto che erano state successivamente pubblicizzate sui social e commentate con vigore dai tifosi del Perugia.

Inoltre avevano innescato un innalzamento del livello di rischio, già di per sé elevato per la storica rivalità tra le tifoserie, richiedendo l’incremento del numero degli operatori delle forze dell’ordine dispiegati in occasione dell’incontro di calcio tra le due squadre del 5 ottobre

Per i sette tifosi amaranto, difesi dall'avvocato Giulio Ciabattini, era già scattata la sospensiva del provvedimento e oggi il tribunale amministrativo regionale di Perugia ha definitivamente messo la parola fine sulla vicenda, cancellando il daspo per tutti. 

Secondo i giudici, ''la presenza di due autovetture riferibili ai ricorrenti a Castiglion Fiorentino e a  Cortona, in direzione Perugia e poi Arezzo, e la mera presenza dei telefoni cellulari dei ricorrenti nelle zone di Perugia coperte dalle celle telefoniche in cui essi furono agganciati, non appaiono di per sé sufficienti per giustificare, anche in termini indiziari, l’attribuzione dei fatti contestati''.

Non solo, il Tar ha anche sottolineato che ''l'esercizio del potere di prevenzione si connota per una elevata discrezionalità, in considerazione delle finalità di pubblica sicurezza cui è diretto in vista della tutela dell’ordine pubblico, ma tale discrezionalità, per non trasformarsi in arbitrio, deve essere esercitata attraverso valutazioni non inattendibili e congruamente motivate, avuto riguardo ad oggettive segnalazioni e circostanze di fatto specifiche''.

 

scritto da: Andrea Avato, 24/03/2022





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