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Trestina4 set15Pianese
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Francesca, Matteo, Fabio e Sara alle Mauritius
NEWS

Quarant'anni dalla storica promozione in serie B. Il Museo Amaranto prepara le celebrazioni

Intervista al presidente Stefano Butti, recordman di presenze con l'Arezzo dall'alto delle sue 302 partite: "Eravamo una squadra di lottatori dentro un calcio diverso, più vicino alla gente. Per questo quella vittoria è rimasta nel cuore dei tifosi. La ricorderemo con una festa in piazza Grande il 30 maggio, giorno in cui battemmo la Paganese. Sarà un evento per tutti''



30 maggio 1982, l'Arezzo batte la Paganese e conquista la promozione in serie B, la terza della sua storia. Un'impresa che è rimasta scolpita nei cuori della gente e che conserva ancora oggi un fascino speciale. L'aretinità del presidente Terziani, il carisma di Angelillo, il legame con calciatori destinati a rimanere in amaranto per molti anni ancora: cardini di una felicità che non ha perso intensità nel corso del tempo.

Stefano Butti, recordman di presenze con l'Arezzo dall'alto delle sue 302 partite, di quella squadra era uno dei punti fermi. Adesso, nelle vesti di presidente del Museo Amaranto, sta organizzando la festa per celebrare il quarantennale di una vittoria epocale.

 

Sembra ieri, invece è passata un'eternità. Sensazioni?

Tanta nostalgia per un calcio diverso. I rapporti erano più schietti, anche con la gente. La domenica era il giorno del pallone, le emozioni erano concentrate in due ore. Oggi si gioca tutti i giorni, viene quasi la nausea.

La promozione dell'82 è di gran lunga la più popolare. Forse solo quella del '66, la prima della storia, tiene botta. Perché?

Perché pubblico e calciatori vivevano in simbiosi. La squadra aveva la sua formazione titolare da recitare a memoria. E nella stessa società si poteva restare per anni, com'è successo a tanti di noi. Poi credo che Terziani e Angelillo siano stati personaggi unici: erano capaci di attrarre consenso.

C'è qualcosa che ancora non è stato scritto su quell'Arezzo?

Io ribadisco sempre che eravamo buoni giocatori, non fenomeni. Però avevamo fame, cattiveria agonistica, altrimenti sui campi del sud non avremmo mai fatto risultato. Ognuno di noi giocava per l'altro. Eravamo lottatori.

 

Stefano Butti, presidente del Museo AmarantoCome verrà festeggiato l'anniversario?

Stiamo mettendo su un bell'evento. Inizialmente avevamo pensato di organizzarlo allo stadio, poi ci siamo spostati su piazza Grande. Stiamo contattando tutti i protagonisti di quel campionato, molti hanno già dato l'ok con entusiasmo. Cominceremo a metà pomeriggio e andremo avanti fino all'ora di cena. Siamo in attesa di tutti i permessi, l'aspetto logistico è complicato e il Comune ci sta dando una grande mano.

La città sarà già in clima pre Giostra.

Esatto, infatti l'idea è di coinvolgere anche Musici e Sbandieratori. Dovrà essere una festa inclusiva, per la gente, aperta a tutti. Ovviamente inviteremo, fra gli altri, l'Arezzo calcio, l'Arezzo femminile e Orgoglio Amaranto, con cui abbiamo messo in cantiere aiuti e collaborazioni per il futuro.

Sei presidente del Museo da due mesi e mezzo. Com'è andata finora?

E' un incarico che mi piace molto, anche perché condivido tutto con Mangoni, Neri, Orsi e Pellicanò. Le decisioni le prendiamo insieme per il bene di quest'associazione che merita visibilità. Qui c'è la nostra storia, dobbiamo valorizzarla.

Come si raggiunge l'obiettivo?

Facendo conoscere il Museo a più persone possibile. Stiamo pensando ad altri eventi e anche ad aperture pomeridiane, in concomitanza con gli allenamenti della prima squadra, oppure a un punto di ristoro dove gli sportivi possono bere qualcosa, leggere il giornale o guardare le partite dell'Arezzo in televisione. C'è sempre la burocrazia di mezzo a intralciare i piani, ma ci proveremo.

Anche il ripescaggio in serie C potrebbe essere d'aiuto.

Certo che sì. E' assurdo che l'Arezzo debba giocare nei dilettanti. Mi auguro che tramite i play-off si possano creare i presupposti per riconquistare la categoria persa l'anno scorso. Per la città, e quindi anche per il Museo, sarebbe l'epilogo migliore di una stagione difficile.

 

scritto da: Andrea Avato, 30/03/2022





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