SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
La nostalgia di Tullio-gol: ''Terziani, Angelillo, i miei compagni, la gente. Eravamo fortissimi''
Gli aneddoti sull'allenatore (''mi tenne in panchina un mese, poi non mi tolse più''), il matrimonio con Antonella nel 1981 (''il mister non voleva farmi sposare''), la dolorosa cessione al Brescia per un miliardo di lire, un presidente papà e uno spogliatoio molto unito. Intervista a Tullio Gritti a quarant'anni di distanza dal magico pomeriggio del 30 maggio 1982, quando l'Arezzo conquistò la terza promozione in serie B della sua storia e rese felice una città intera
TweetLa gente cantava Tullio gol e lui, per ricambiare, segnava a tutto spiano. 9 reti nella prima stagione in amaranto, 16 nella seconda, una coppa Italia e un campionato in bacheca, l'affetto dei tifosi, la corte di diverse squadre in serie A: Tullio Gritti è stato uno dei simboli dell'Arezzo che prese di petto gli anni '80. Prelevato dal Derthona, fu la miccia in grado di accendere il fuoco che covava alle sue spalle. All'epoca c'erano un pubblico appassionato, giocatori legatissimi tra di loro, un allenatore e un presidente di grande carisma come Antonio Valentin Angelillo e Narciso Terziani: un mix micidiale che fruttò vittorie e una sorta di immortalità calcistica. Abilissimo di testa, bravo anche con i piedi, uomo d'area, Gritti oggi è il vice di Gianpiero Gasperini all'Atalanta.
La cavalcata di quarant'anni fa la ricorda bene o il tempo ha ingiallito tutto?
Ho ancora addosso certe sensazioni. Partimmo senza essere i favoriti e restammo in testa dall'inizio alla fine nel girone sud, facendo risultato in ambienti caldissimi. Avevamo tutto per vincere: gruppo solido, allenatore bravo, società forte. Infatti andammo in B.
C'è qualcosa che non è stato ancora detto di Angelillo?
Racconto questo aneddoto che mi riguarda. Il mister arrivò al posto di Cucchi dopo la sconfitta di Rende, mi fece giocare le prime due partite e poi mi mise fuori. Mi disse che mi muovevo al contrario: “quando devi andare avanti vieni indietro, quando devi venire indietro vai avanti”.
Era vero?
Per me no, ma il mister era lui. Fatto sta che mi tenne in panchina per un mese, poi mi ributtò dentro con la Salernitana e non mi tolse più. Anzi, se prendevo una botta mi faceva: “vai a casa, riposati, basta che ti presenti al campo domenica”. L'importante per lui era che corressero Mangoni, Malisan e Vittiglio. Io dovevo fare gol.
Oggi che è un allenatore pure lei, cosa le è rimasto impresso di Angelillo?
Il suo occhio lungo. Conosceva il calcio, vedeva tutto e subito, sapeva se e cosa cambiare in campo. Era un intenditore vero.
E Terziani? Era veramente un presidente papà?
Per molti aspetti sì. Un grande presidente, un uomo che ricordo con affetto. Ma quando mi vendette al Brescia, poco dopo la promozione, ci rimasi malissimo.
Anche i tifosi.
Mi ricordo. Ero partito per le vacanze con la certezza di continuare ad Arezzo e di giocare in B. Mesi prima avevo addirittura rifiutato la A. Invece mi convocarono a Milano e mi dissero che dovevo andare. Ma Terziani non c'era, fece tutto il direttore sportivo Lamberti.
L'Arezzo prese un sacco di soldi.
Un miliardo, che servì anche per acquistare Traini e Sartori, i miei sostituti. Io mi ritrovai di nuovo in serie C, anche se a Brescia ho conosciuto una persona splendida come Franco Baribbi, un presidente per alcuni aspetti simile a Terziani.
Com'era Arezzo a quei tempi?
Una città meravigliosa. Un paio d'anni fa mi sono fermato a trovare Menchino, siamo andati a mangiare la bistecca in centro. Ho ritrovato l'Arezzo di quando ci vivevo. Nell'estate del 1981 mi sposai con mia moglie Antonella mentre giocavo lì. Angelillo non voleva.
E perché?
Perché era fine agosto, avevamo la Coppa Italia. Mi disse “se non fai gol, non ti mando alle nozze”. Segnai una doppietta alla Sangiovannese, un'altra al Montevarchi e allora mi lasciò andare. Abitavo a Santo Spirito, quando tornai dal matrimonio il quartiere aveva appena vinto la Giostra. Fu tutta una festa.
Qual era la forza di quella squadra?
La qualità. C'erano giocatori top in ogni ruolo. Pellicanò non a caso ha fatto una grande carriera, Zanin e Doveri sull'uomo erano due martelli, Zandonà era un libero tra i migliori in circolazione. Mangoni e Malisan ci davano equilibrio, Vittiglio apriva il gioco, crossava. Butti correva per due.
E Neri?
Menchino aveva doti impressionanti ma deve ringraziarmi. Io facevo gol sui suoi assist e tutti davano i meriti a lui. A parte le battute, senza i miei compagni non avrei mai segnato con continuità. E vincemmo perché anche chi giocava meno aveva l'atteggiamento giusto.
Zero gelosie.
Mai. Carboni, Quercioli, Lombardo, Tassara, Moro erano sempre positivi. Il segreto fu questo.
Che sapore ha questo 30 maggio?
Il sapore della felicità e della nostalgia. Quanto tempo è passato, meglio non pensarci...
scritto da: Andrea Avato, 30/05/2022
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