SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Cutolo studia da direttore: ''Guardo e imparo, il ruolo mi piace. Il reset totale? Ho condiviso''
Dopo ventuno stagioni da calciatore, sei delle quali ad Arezzo, il capitano ha appeso le scarpe al chiodo per indossare i panni del dirigente: ''Sono felice, ho entusiasmo, con Giovannini subito in sintonia. Ho difeso lo spogliatoio dell'anno scorso e lo difendo anche ora: la decisione di cambiare è per evitare le scorie del passato, ha una logica. Boubacar non troverà le difficoltà di Foggia: storia diversa, caratteristiche diverse. Io aziendalista? Sì, lo sono. Ci ho sempre messo la faccia con trasparenza"
TweetDalla tshirt sopra i bermuda alla camicia con pantalone lungo. Il cambio di status di Nello Cutolo si vede anche dall'abbigliamento oltre che dalla qualifica dentro l'organigramma. Dopo ventuno stagioni sul campo, sei delle quali ad Arezzo, non è più un giocatore ma l'apprendista direttore sportivo. E sull'assemblamento dell'organico influisce anche il suo parere.
Come va?
Sono felicissimo, ho grande entusiasmo. Mi sentivo addosso questo ruolo e le prime settimane mi hanno confermato di aver fatto la scelta giusta. Lavorare a fianco di Giovannini è un piacere.
Non potresti dire diversamente.
E' la verità. Sembra banale metterlo in evidenza, ma stando da quest'altra parte del tavolo si colgono sfumature che prima passavano inosservate. Giovannini è bravo, siamo entrati in sintonia, mi sta aiutando.
E' vero che ti chiama e ti scrive anche a tarda ora?
Sì, ma io sto sul pezzo e non mi pesa. Devo imparare, è giusto così. In certi contesti, in una società come l'Arezzo, bisogna essere pronti e preparati.
Quando comincia il corso a Coverciano?
A settembre. Dovrò frequentare circa 170 ore di lezione sulla parte tecnica e amministrativa. Ho anche il patentino Uefa B per allenare, ma quella del direttore sportivo è la mia strada. Costruire la squadra, scegliere i calciatori, confrontarmi con l'allenatore mi dà adrenalina. Diciamo che aver appeso le scarpe al chiodo mi pesa un po' di meno.
Quanto c'è di tuo nell'Arezzo che sta nascendo?
Calma, la squadra la fa Giovannini, anche se io partecipo alle riunioni tecniche con umiltà e con piacere. C'è un confronto costruttivo con lui e con lo staff.
Hai avuto tanti direttori nella tua carriera. Vuoi citarne qualcuno che ti ha ispirato?
Per rispetto di tutti loro, anche di quelli con cui ho legato meno, non cito nessuno. Confermo che ne ho avuti di veramente bravi.
Su questo reset totale della squadra ha influito anche il tuo parere?
Con Giovannini ci siamo parlati, abbiamo scambiato le nostre impressioni. E' una decisione che ha preso lui e che ho condiviso.
Eppure nei mesi scorsi avevi sempre difeso lo spogliatoio, rimarcando la crescita di risultati del girone di ritorno. Non sono in contraddizione le due cose?
No. Lo spogliatoio lo difendo anche adesso, il mio parere non è cambiato: da un certo momento in avanti abbiamo dato il massimo e fatto meglio di prima, anche se non è bastato per centrare l'obiettivo. La scelta di non confermare quasi nessuno dipende da altri fattori, non da giudizi tecnici. Giovannini voleva evitare che si pagassero le scorie del passato e questo ha una sua logica.
Hai sentito i tuoi ex compagni?
Alcuni sì. Qualcuno era amareggiato, sperava di restare. Ma tutti sanno che nel calcio la società ha il diritto e il dovere di prendere decisioni, anche drastiche.
Non pensi che l'anno scorso sia mancato soprattutto un Giovannini?
Di sicuro lui è uno che cura ogni dettaglio. Ci ripete sempre che il suo lavoro vero comincerà quando inizieranno le partite ufficiali, perché da quel momento bisognerà gestire tante situazioni. Credo che abbia ragione.
Ti piace l'organico che sta venendo su?
Sì, siamo avanti con il lavoro. Tante trattative sono vicine al lieto fine anche se sono rimaste sotto traccia. E poi magari il direttore si tiene un colpaccio per l'inizio del ritiro.
Cosa hai detto ai nuovi?
Niente di particolare. Ho cercato di far capire che arrivano in una piazza che pretende tanto e dà ancora di più. Io la maglia dell'Arezzo ce l'ho sulla pelle, credo di aver trasferito questo senso di appartenenza. Mi rassicura il fatto che i giocatori scelti abbiano tutti fame di risultati e voglia di far bene.
Boubacar ha segnato 19 gol a Licata, prima stagione di grandi numeri. Hai il timore che possa trovare le stesse difficoltà di Foggia, che l'anno scorso veniva da un campionato con 20 reti al sud, con il Messina?
Ciro è un ottimo attaccante, da gennaio in poi ha fatto bene a Cava dei Tirreni. Le variabili sono molte ma Boubacar ha una storia diversa, un'età diversa e caratteristiche diverse.
Tu sei sempre stato un aziendalista. Ti riconosci in questa definizione?
Sì, è mel mio dna. Lo ero da calciatore e a maggior ragione adesso da dirigente. Essere aziendalista per me significa lavorare con trasparenza, metterci la faccia, dare tutto ai compagni, all'allenatore, alla società. Spero di aver trasmesso qualcosa a chi ha condiviso il suo percorso con me.
Ti vedremo giocare in partitella qualche volta?
Mai. Mi vedrete a bordo campo con il direttore a scrutare gli allenamenti. Uno, perché lo ritengo il mio dovere. Due, perché è meglio dare un taglio netto con il passato. Così non sento la nostalgia.
scritto da: Andrea Avato, 26/06/2022
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