SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
La panchina non scotta più. La conferma di Capuano dopo anni di esoneri e ribaltoni
Alla perenne ricerca di continuità e programmazione, Arezzo ha inseguito a lungo personaggi con i quali identificarsi. L'ultimo, e anche l'unico dell'epoca recente, è stato Serse Cosmi, simbolo di un quinquennio vittorioso e denso di emozioni. Adesso si apre un capitolo per molti aspetti inedito, anche se qualche similitudine con il 1999 c'è: l'ambizione di salire di categoria, per esempio. Perché a distanza di tre lustri, l'humus intorno alla squadra non è cambiato
TweetDunque è successo. Sembrava impossibile, invece il tabù è stato spezzato. Ferretti come Bovini, Capuano come Cosmi. Stesso contesto ma storie diverse e qualche similitudine sparsa qua e là. Serie C allora e serie C oggi, sogni promozione nel 1999 e nel 2015, con la necessità di aguzzare l'ingegno per mettere su una rosa competitiva senza spendere cifre folli.
Alla ricerca perenne della continuità e della programmazione, Arezzo ha inseguito a lungo personaggi con i quali identificarsi. L'ultimo, e anche l'unico nell'epoca recente, è stato per l'appunto Serse Cosmi, simbolo di un quinquennio vittorioso e traboccante di emozioni forti. Non a caso il legame con la piazza è ancora a prova di bomba, a dispetto degli anni trascorsi. Di uomini tosti, oltre che tecnici preparati, ce ne sono stati altri negli ultimi tre lustri, eppure nessuno è riuscito a guadagnarsi la conferma. Incredibile ma vero. Un po' il carattere ingombrante di Piero Mancini, presidente dal 2000 al 2010, un po' le contingenze, un po' i risultati hanno reso la panchina del Comunale una sorta di mina innescata. E così sono transitati fugacemente perfino Mario Somma ed Elio Gustinetti, che in dote avevano portato risultati eclatanti e che la gente avrebbe trattenuto volentieri.
E' curioso, ma non casuale, il fatto che ad Arezzo si siano fatti le ossa, oltre a Cosmi, anche Pasquale Marino, Antonio Conte, Maurizio Sarri. Gente che ha frequentato e frequenta categorie superiori e che in amaranto ha vissuto solo qualche mese e poco più, mettendo però un po' di pelo sullo stomaco. Per non parlare di Cari, Semplici e Galderisi, tecnici di categoria che avrebbero potuto lasciare un segno più profondo se solo alle spalle avessero avuto un minimo di linearità societaria.
Dal 2010 all'estate scorsa si è consumata la parentesi dolorosa della serie D che ha travolto tutto e tutti, compresi gli allenatori. In quattro stagioni ne abbiamo avuti nove: Carrara, Fratini, Coppola, Bacis, Balbo, Nofri, Mezzanotti, Chiappini e Cardinali. Dal 1993 al 1996, primo triennio della storia amaranto tra i dilettanti, furono cinque: Marini, Fontana, Pellegrini, Pellicanò e Cosmi. Totale: quattordici mister per sette campionati. Il segno evidente della precarietà.
In pratica siamo stati abituati a un esonero dietro l'altro, spesso senza motivazioni logiche, e ci siamo assuefatti ai ribaltoni, a veder comparire e scomparire facce, schemi di gioco, abitudini, certezze. Per qualche inquilino della panchina l'Arezzo è stato un dono senza meriti, per qualcun altro un trampolino di lancio, per qualcun altro ancora un'occasione perduta. Fatto sta che adesso Ezio Capuano ha aperto un capitolo nuovo e di sicuro in questo momento può contare sull'onda lunga di una indiscussa popolarità personale. E' un patrimonio da non disperdere, anche se nel calcio (purtroppo o per fortuna) sono i risultati a spostare gli equilibri. E i risultati, a loro volta, dipendono da un nonnulla.
Semmai è curioso e interessante notare quanto poco sia cambiato l'humus generale intorno all'Arezzo. Nel 1999, quando Cosmi firmò l'ultimo rinnovo di contratto, il presidente Bovini dovette garantire le risorse per costruire una rosa in grado di lottare per il vertice. Come oggi. La società, per bocca dell'avvocato Rocco Dozzini, braccio destro del presidente, parlava di partnership con le aziende del territorio, di modernizzazione della struttura e anche di aretinità da valorizzare. Più o meno come oggi. E' una ciclicità che da un lato rassicura e dall'altro inquieta. Perché significa che siamo coerenti con noi stessi e al contempo che inseguiamo da una vita un obiettivo che si sposta ogni volta un passo più avanti. Magari stavolta facciamo bingo veramente. Chissà.
scritto da: Andrea Avato, 08/04/2015
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