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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Applausi, fischi, indifferenza: il dilemma del cuore per la prima volta da ex di Moscardelli

Ogni volta che segna l'Arezzo, è speciale. Ogni volta che segnava il Mosca, era speciale al quadrato. Martedì sera il primo incrocio da avversario dopo un biennio con 30 gol, giocate di classe, ovazioni e un rapporto simbiotico con la piazza. Dopo l'impresa totale, è mancato il lieto fine: colpa dell'ingaggio, dei 38 anni sulla carta d'identità, della volontà della società di ringiovanire e ridurre i costi. Un anno fa all'Arena il bomber con la barba segnava una doppietta da sballo con la maglia giusta: dopodomani quale accoglienza si merita? La curva ci sta pensando



Davide Moscardelli, 38 anni, per due stagioni capitano e bomber dell'ArezzoOgni volta che segna l'Arezzo, è speciale. Ogni volta che segnava Moscardelli, era speciale al quadrato. Il mancato lieto fine di una bellissima storia può annacquare la dolcezza dei ricordi ma non può cancellare due anni di fusione tecnica ed emotiva, in cui l'Arezzo, il Mosca e i tifosi sono stati una cosa sola.

Il calcio tritura le emozioni e i contratti a velocità folle e anche il bomber con la barba, in un certo senso, si è piegato alla dura legge del gol, che impone ai centravanti di segnare oggi per una società e domani per un'altra. Il 30 giugno scorso, ventiquattr'ore dopo l'addio, furono in molti a pensare che Davide, leader e capitano di una squadra e di un ambiente che lo avevano eletto come beniamino assoluto, avrebbe potuto mettersi una mano sul cuore e impuntarsi fino alla fine, fino a convincere l'Arezzo che soldi o non soldi, budget o non budget, rifondazione o non rifondazione, lui voleva restare.

 

 

Non fu così. Il Mosca aspettò fino al 29 giugno e poi, un giorno prima di svincolarsi, annunciò la separazione su Instagram. Il suo messaggio fu questo.

Come sapete sono di poche parole ma stavolta un 'Ciao ragazzi' non basta.
Nonostante tutto quello che abbiamo passato spero veramente di aver dato tanto quanto l'amore che ho ricevuto da un'intera città, una tifoseria con gran cuore e passione.
Sono contento di essere rimasto quando invece la scelta più facile sarebbe stata andar via.
Ringrazio veramente tutti per avermi fatto provare nuove emozioni, diverse, incredibili, mai sentite da quando gioco a calcio.
Penso di aver onorato la maglia e la fascia da capitano. Ora però devo pensare un po' a me e alla mia famiglia.
Vi abbraccio tutti di cuore, e vi auguro il meglio in tutti i campi... ALÒ

 

messaggi d'amore per Moscardelli da parte della curva MinghelliSulla sincerità di Moscardelli, ci sono pochi dubbi. Come ce ne sono pochi sul fatto che a gennaio, con Matteoni presidente, una penalizzazione già molto pesante e una salvezza che sembrava utopia, il numero 9 rispose ''no, grazie'' al Pisa, rimase ad Arezzo e mise una pietra grossa così sulle fondamenta dell'impresa totale. Che Moscardelli avesse in testa di chiudere la carriera qua, si capì anche subito dopo la vittoria di Carrara, con quel pallone che lui inseguì di rabbia e di cuore all'ultimo minuto, per poi offrirlo a Cellini che lo sbatté in gol. ''Non mi vedo altrove, vorrei rimanere, spero che anche la nuova società sia d'accordo'' disse a botta calda. Non erano bugie, anche se quella frase in molti, adesso, gliela rinfacciano. 

 

 

Il fatto è che Moscardelli, per l'Arezzo della ricostruzione che voleva abbattere i costi e ringiovanire la rosa, non era soltanto il giocatore più rappresentativo, carismatico e amato, ma anche una spina nel fianco dal punto di vista gestionale, a causa dell'ingaggio cospicuo e di quei 38 anni terribilmente vicini agli anta. C'era anche l'ostacolo burocratico di un'iscrizione non ancora ufficiale per mancanza della matricola federale. Il tempo passava, la gente chiedeva lumi, la società rimandava ai primi di luglio e ''il barba'', evidentemente, si aspettava qualcosa di diverso, si aspettava di essere a prescindere al centro del progetto, in virtù di ciò che aveva fatto e che avrebbe potuto fare. Al Passioni Festival, nell'intervista rilasciata poche ore dopo l'incontro con il ds Testini al Trasimeno, fu profetico: ''dobbiamo scegliere la soluzione migliore per l'Arezzo, non per Moscardelli''.

 

il gol segnato al Pisa nella partita di campionato di un anno faCom'è andata a finire, si sa. Moscardelli a Pisa guadagna all'incirca gli stessi soldi che guadagnava qua e quindi non gli si può neanche rimproverare la colpa, se mai fosse tale, di essersi lasciato corrompere dal vil denaro. E' chiaro che il suo è uno stipendio proporzionato al valore di uno che ha giocato in serie A, che garantisce la doppia cifra ogni stagione, che è uomo squadra e punto di riferimento sia in campo che fuori. L'aspetto economico ha inciso nell'epilogo della vicenda ma non è stato l'unico dettaglio a far pendere la bilancia dalla parte sbagliata. Semmai, con il senno di poi, un po' di rimpianto c'è, perché questa rosa con Moscardelli dentro, sarebbe stata ancora più completa e competitiva. Adesso, a due giorni dalla prima volta da ex, l'interrogativo è come comportarsi con lui: applaudirlo, fischiarlo, ignorarlo? Ognuno ha le sue idee e i suoi fremiti e sarà interessante vedere quale linea terrà martedì sera la curva Minghelli, che in questi anni ci ha abituato a prese di posizione intelligenti e non umorali.

 

 

Il bienno di Moscardelli ad Arezzo è stato intenso e positivo (30 gol tra campionato, playoff e Coppa). A febbraio, nel momento in cui la crisi della vecchia società toccò l'apice, disse: ''non è questo il calcio che sognavamo da bambini''. Aveva ragione. E' pur vero che da bambini sognavamo anche un calcio in cui ci fossero bandiere sugli spalti e in mezzo al prato, ma forse non è più tempo per queste romanticherie e non solo per responsabilità dei calciatori. Il Mosca non è diventato un simbolo del calcio aretino, però ci ha fatto felici un sacco di volte. Giocava così bene e segnava gol così belli che gli si perdonavano volentieri anche i raptus di nervosismo e le espulsioni, anche l'eccesso di generosità che lo fece infortunare a Viterbo nel momento clou della stagione. Un anno fa, sotto il diluvio, all'Arena vestiva la maglia giusta e segnò una doppietta da sballo. Ecco, a rivederlo martedì, dall'altra parte della barricata, verrà fuori una grande nostalgia, perché il Mosca è uno dei pochi che ancora smuove le emozioni. Poi comincerà la partita, ognuno tirerà dalla sua parte e sarà giusto così.

 

scritto da: Andrea Avato, 23/09/2018





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